AD OGNI CACCIA IL SUO CALIBRO


A parte le mode del momento è necessario che ad ogni selvatico venga fornito il giusto potere d’arresto per un abbattimento pulito.

Sovente la scelta del calibro da utilizzare a caccia è cosa cosciente meditata e compiuta, ma altre volte deriva dalla più o meno insistente capacità di convincimento degli amici ..... non sempre provetti balistici. La scelta dovrebbe essere invece frutto del ragionamento tecnico e delle esigenze e puramente personale. Si personale perché chi, come il sottoscritto, è sempre stato lento nello sparare e incapace nel tiro immediato, avrà sempre più bisogno di una buona dose di piombo che compensi quei metri in più che il selvatico ha fatto.

Teoricamente per chi non sa scegliere, è il calibro 12 quello d'elezione. Avrà sempre una riserva di piombo sufficiente per tutte le cacce e almeno nel dubbio di clamorosi insuccessi non avremo il rischio psicologico di autoaccusarci per aver scelto un calibro con performance balisticamente minori. 

Concettualmente si può partire dal ragionamento che il fucile deve essere uno strumento ed non un impedimento fisico, per cui, soprattutto nel caso di caccia di movimento il ragionamento sul peso è strettamente connesso a quello sul calibro.

Se pensiamo alle cacce di appostamento, pensiamo ad una moltitudine di specie possibili; dai piccoli uccelli allodole o turdidi con tiri a volo o a fermo, ai colombacci, agli anatidi. Specialità diverse per caratteristiche del tiro, mole e resistenza dei selvatici. Per le allodole non servono affatto cariche a grandi performance, per cui l'utilizzo di un calibro 20 può risultare il giusto compromesso anche per compensare le sequenza di colpi che creeranno meno problemi alla spalla. Certo in quei giorni deprecabili nei quali non credono ai richiami e stanno un pò più su, il calibro 12 sarebbe in grado di svolgere un miglior servizio.

Per i turdidi in appostamento, che spesso si realizza con lo sparare a fermo, a partire dai piccoli calibri tutto è buono, ma se gli alberi di buttata sono un pò lontanucci allora l'utilizzo di un calibro 20 o meglio di un 16 può risultare la scelta migliore. Per questo tipo di caccia il 12 è sempre esuberante. Se il tiro è a volo, sono da bandire i piccoli calibri (troppo strette le loro rosate), mentre calibro 20 e 16 sono da ritenere quelli più adatti. Il 16 aveva perso un pò per questa caccia per mancanza di semiautomatici sul mercato ma adesso il ritorno prepotente di Browning in questo segmento di mercato, riporterà presto il calibro 16 ad essere un attore della caccia alla piccola migratoria.

Quando si parla invece di colombaccio, parliamo di un selvatico di buona molte e molto tosto che esclude a priori l'utilizzo di un piccolo calibro. Le giornate in cui i branchi di migratori credono al gioco dei volantini il tiro si effettua entro distanze accettabili per cui di nuovo calibri medi come il 20 o il 16 sono da considerare perfetti. Ma la mole del selvatico e la sua possibilità con due colpi d'ala di portarsi dopo i primi colpi al limite del tiro fanno prediligere alla maggior parte dei cacciatori di colombaccio il calibro 12 in grado di garantire maggior efficacia nei tiri di recupero.

Quanto si parla di anatidi, si entra nel regno incontrastato del calibro 12. Il fitto piumino autunno-invernale di questi uccelli realizza attorno al loro corpo una sorta di scudo protettivo per cui è necessaria un'arma in grado di sparare rosate ben guarnite di pallini grandi anche a notevoli distanze. Addirittura il 12 standard non è considerato sufficiente e gli specialisti di questa caccia ove i tiri sono anche lunghi optano per configurazioni del calibro 12 magnum e supermagnum.

Quando la nostra passione si esplica sulla piccola selvaggina migratoria, ma in forma vagante, il tiro necessiterà essere sempre veloce o velocissimo per cui la necessità è di avere tra le mani armi molto maneggevoli. Ciò non significa che ricorreremo ai piccoli calibri che forniscono rosate troppo strette, ma in questo caso il fucile basculante a due colpi con diverse strozzature è l'ideale sia nel calibro 20 che 16. Ciò garantisce ottima efficacia su tordi e merli ed anche allodole. Questi calibri vanno bene per tutte le cacce ad eccezione forse del beccaccino allo schizzo, che spesso parte al limite del tiro e a tali distanze l'unico modo per arrestarlo è una buon cartuccia in calibro 12.


Per gli appassionati del cane da ferma o da cerca si deve considerare che il tiro è sempre preparato e mai lungo, allora il calibro 12 appare esuberante. Molto più adatti, anche in relazione alle lunghe scarpinate calibri inferiori quali il 20 e il redivivo 16 ormai presente sul mercato anche con una gamma di munizioni soddisfacenti. Taluni puristi cacciano anche con il calibro 28, ma insomma, lasciamo a loro questa esperienza. Eccezione rispetto ai galliformi classici è la beccaccia. Questa pur fragile nella sua struttura, richiede una buona dose di piombo perchè molto è intercettato o deviato dagli arbusti che usa come scudo all'involo. Non si può scendere sotto il calibro 20 ma il suggerimento migliore e il 12 con buone cartucce dispersanti. Si tende ad escludere il calibro 16 perché il mercato non offre nessuna cartuccia dispersante. Ma lo stesso ritorna prepotentemente in auge se abbiamo il piacere di confezionarcele a livello domestico.

La caccia col cane da seguita si esplica per la maggiore sulla lepre e più raramente sulla volpe. Sia per la prima che per la seconda consideriamo come il calibro d'elezione il 12 per la sua importante carica dei grossi pallini necessari a questi selvatici. Ma scelte altrettanto opportune possono essere fatte sia sul calibro 16 che sul 20. 

Il cinghiale; bè qui l'arma d'elezione deputata ad arrestare il selvatico è la carabina. Ma taluni ancora ostinatamente utilizzano armi a canna liscia. Qui si spara a palla e 20, 16 e 12 sono calibro ottimi. Non scenderei su quelli più piccoli in particolare per ragioni di sicurezza.

Riccardo Ceccarelli


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