Quando un produttore di armi pensa alla prossima arma e fa mente locale ai legni da utilizzare egli lo immagina con una moltitudine di caratteristiche. Che sia una essenza forte e durevole, dotata di un elevato peso specifico e che sia omogeneo nelle caratteristiche di resistenza meccanica. Deve avere scarsissimo o nullo movimento in forti condizioni di umidità e non assorbirla, oltre che avere assenza di torsioni, imbarcamenti, screpolature e fenditure. Ma deve avere inoltre docilità al ferro, scarsa o nulla scheggiosità e la possibilità di effettuare una buona pulizia permettendo di generare superfici liscie ed omogenee. Non manca poi l'esigenza che abbia un bell'aspetto con gradevole colore e attraenti finiture di vene.
E quando il produttore pensa così pensa a noce.
Per le armi sia lisce che rigate sembra non esservi alternativa possibile al noce, pochi comprerebbero un'arma con un calcio che non sia di questa essenza anche per la sua notevole durata nel tempo, ossia il tempo occorrente ad una essenza di buon taglio per degradarsi del 50% delle sue caratteristiche fisio-meccaniche.
Molte essenze hanno lung durata (circa un secolo in ambiente secco), rovere, farnia, ulivo, noce, bosso, olmo, castagno, ginepro, tasso, cipresso, larice, cedro.
Altre sono definibili di media durata (circa mezzo secolo in ambiente secco), abete, pino, douglas, tuja, frassino, carpino, gelso, robinia.
Essenze poco durevoli sono acero, ontano, faggio, platano, ippocastano, tiglio, salice, betulla.
Questi dati di laboratorio e sperimentali, sono assai interessanti, ma insufficienti da soli a stabilire l'idoneità o meno di una essenza adatta agli scopi realizzativi di calcio ed asta. Si noti ad esempio come il faggio, frassino e rovere registrino carichi di sicurezza superiori al noce, ma all'applicazione risultino assai meno validi di quest'ultimo.
L'esperienza insegna e la scienza conferma che il peso specifico del legname è una funzione lineare della struttura cellulare dell'essenza, della sua stagionatura, del punto da cui è ricavato il pezzo, dell'età della pianta, delle condizioni del terreno, del clima e altro ancora.
Importante è da che parte del tronco si ricava la calciatura. Ovviamente dal solo punto di vista meccanico una certa essenza trova il suo campo di esistenza in funzione della potenza della cartuccia.
Sotto tale aspetto qualunque essenza sarebbe idonea a calciare armi camerate per il .22 Long Rifle o il .22 WRFM, mentre il bellissimo “butternut” o noce cinereo americano col suo peso specifico estremamente basso non può ambire ad armi per cartucce più potenti del .243 Winchester o, al massimo, del 7x57.
Così il noce di media qualità con peso specifico di 0,65 non dovrebbe affrontare calibri che scarichino energia superiore al .375 H&H, se si desidera che la calciatura duri.
Il noce nostrano e quello europeo, forniscono calciature con molto alburno e poco durame obbligando le aziende a far arrivare il noce in Persia e dalla Turchia.
Ciò accade perchè un noce per dare consistenti tavole di durame dovrebbe avere almeno una quarantina d'anni e oggi tali piante nelle aree dell'Europa Occidentale sono ormai un ricordo che si perde in lontananza.
Teresa Renda